domenica 7 luglio 2013

Il Flash e gli occhi rossi

IL FLASH E GLI OCCHI ROSSI

A chi di noi non è capitato di scattare una foto, magari di gruppo, dopo una bella serata passata con gli amici, guardare lo scatto e vedere tanti "led" rossi accesi sugli occhi dei soggetti!? 
Questo tipo di problema ovviamente si può evitare...impostando la fotocamera su "occhi rossi", in post produzione, quindi con un programma di fotoritocco o se abbiamo un Flash aggiuntivo sulla nostra fotocamera.
Il fenomeno è dato dall'incapacità dell'iride di chiudere la pupilla in maniera rapida come lo è il flash, colpendo così, direttamente la retina che essendo altamente vascolarizzata dà questa colorazione rossa. L'effetto viene accentuato nei soggetti con occhi chiari e nei bambini dove abbiamo pupille più grandi e meno pigmentazione.
Il Flash aggiuntivo, a mio avviso, è quello che porta i migliori risultati, ma non tutti hanno questa possibilità, quindi vanno bene anche gli altri metodi!
Per quanto riguarda il Flash aggiuntivo, basterà direzionarlo verso l'alto (parlando di luogo chiuso) in modo che quando partirà la luce del Flash, questa verrà proiettata sul soffitto e poi in parte riflessa verso il basso, illuminando cosi in maniera soft il soggetto. Per utilizzare questa semplice, ma efficace tecnica, sarebbe necessario un tetto o una parete di colore chiaro, possibilmente bianca. 
Questa semplice tecnica, garantisce un tipo di illuminazione parecchio delicata, facendo sparire anche quelle ombre dietro il soggetto che si verrebbero a formare utilizzando il flash puntato direttamente sul viso. Un'altro aspetto, sicuramente positivo, del flash aggiuntivo è che difficilmente vedremo occhi chiusi o espressioni disturbate dalla luce proiettata direttamente sugli occhi.



sabato 6 luglio 2013

Filtri Digradanti

FILTRI DIGRADANTI 

Oggi parleremo, come da titolo, dei Filtri Digradanti per la fotografia di paesaggio. Questi filtri erano usati spesso ed erano molto diffusi nella fotografia su pellicola e venivano utilizzati quando serviva compensare una forte differenza di luminosità tra cielo e terra. Ovviamente, grazie alle varie tonalità cromatiche dei filtri, permettevano di variare la colorazione del cielo.
Oggi questo effetto, può essere dato alla foto anche dopo essere stata scattata, grazie al fotoritocco e soprattutto con la tecnica dell'HDR. 
Anche nell'era digitale, i Filtri Digradanti, hanno il loro senso, sia nelle foto a colori che in quelle in B/N, questo perchè ci permette di visionare subito il risultato ottenuto senza aspettare il post-produzione.
Spesso, vengono utilizzati nelle foto in B/N, infatti risultano essere un valido aiuto per scurire il cielo nei paesaggi dove l'orizzonte è una linea ininterrotta.
Esistono diverse tonalità di Filtri Digradanti, Grigio - Blu - Marrone, tutti con una forte intensità di colore nella parte superiore che tende ad alleggerirsi nella parte centrale fino a diventare completamente trasparente in basso, quindi saremo noi a decidere l'intensità desiderata.
I risultati migliori si ottengono con i grandangolari, fotografando un paesaggio dove la linea dell'orizzonte risulta essere marcata e netta, diciamo dove il cielo incontra la terra senza tanti dettagli all'orizzonte o dove è presente una vasta catena montuosa tanto lontana da sembrare una linea continua.
Quello di colore Grigio, riduce semplicemente la luminosità...ad esempio del cielo, consentendo così di esporre in maniera corretta il paesaggio senza dare l'effetto di bianco nel cielo.
Quello di colore Blu, aumenta sensibilmente la saturazione del cielo, specie in assenza di nuvole.
Quello di colore Marrone, dà un'intonazione ambrata alla foto, creando un'effetto tipo seppia.
Il consiglio, lavorando con dei Filtri Digradanti, è quello di impostare il bilanciamento del bianco su "luce naturale" o comunque di evitare l'uso del bilanciamento automatico.
In commercio esistono anche degli appositi porta Filtri che consentono di scivolare su e giù, davanti l'obbiettivo, in modo da scegliere la tonalità o meglio l'intensità desiderata!


mercoledì 13 marzo 2013

Oltre 1000 visite

Oltre le 1.000 Visite!

Pensavo di non arrivare a 100 visite in un mese intero, ed invece...GRAZIE...oggi, dopo soli 6 giorni il contatore delle visite segna 1.062!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE...Spero di continuare a stuzzicare la vostra curiosità con dei Post che vi possano interessare o incuriosire! 
Ma..ho bisogno soprattutto del vostro aiuto, suggeritemi argomenti,  se volete che si parli di qualcosa dove volete approfondire il vostro sapere, non dovete fare altro che scrivermi! 
Fatelo direttamente sul Blog o cliccando il tasto "Contatti" 



venerdì 8 marzo 2013

Bilanciamento del Bianco

BILANCIAMENTO DEL BIANCO
Quando scattiamo delle foto in una delle nostre uscite, o semplicemente ci troviamo fuori in compagnia della nostra Macchina Fotografica, c'è un fattore che cambia in continuazione durante i nostri scatti e durante i nostri spostamenti....la LUCE! La luce che usiamo per le nostre fotografie infatti, può cambiare spesso durante l'arco della giornata, soprattutto quando vi è la presenza di nuvole che prima nascondono e poi liberano la luce diretta del sole. Un cambiamento più radicale, lo possiamo avere nel passaggio dalla luce naturale a quella artificiale. 
Per fortuna, la Macchina Fotografica, riesce a darci sempre la condizione giusta per scattare belle foto anche in condizioni estreme, venendo in nostro aiuto con un sistema di correzione automatico della luce.
Con questa correzione, la macchina cerca di togliere tutte le dominanti di colore che altrimenti farebbero apparire la nostra foto innaturale. Questa tecnica prende il nome di Bilanciamento del Punto di Bianco o più comunemente Bilanciamento del Bianco. Sostanzialmente la macchina, cerca di trovare gli oggetti bianchi nell'inquadratura per renderli completamente neutri, senza dominanze di Rosso, Blu o Giallo, fatto questo anche tutti gli altri colori appariranno naturali. Di solito, il sistema automatico funziona per bene, ma in certe occasioni, siamo costretti ad intervenire manualmente. Basterà spostare l'indicatore da Auto ad un qualsiasi programma idoneo alla nostra situazione:




Nuvoloso, Sole, Luce a incandescenza, Luce a tungsteno e così via. 






In più, abbiamo anche la possibilità di impostare manualmente il Bilanciamento del Bianco, basterà impostare la voce giusta sulla nostra macchina (di solito è l'ultima voce della lista o la prima) prendere un foglio bianco e puntare su quest'ultimo l'obiettivo, in questo modo, la macchina leggerà il tipo di luce riflessa dall'oggetto (il foglio di carta bianco) e automaticamente andrà a modificare le impostazioni in modo da far apparire correttamente tutti i colori. Come nel modo automatico, anche in modalità manuale, un Bilanciamento non corretto potrebbe dare dominanti rossastre, giallastre o bluastre. Se capita che anche utilizzando i vari programmi (nuvoloso, Sole, etc) non siamo soddisfatti dello scatto, possiamo scattare più foto della stessa inquadratura con impostazioni leggermente diverse, per poi scegliere quella che più ci piace sul monitor del nostro Pc. Le Fotocamere di oggi, sono fornite di software sempre più completi, spesso è possibile trovare, già all'interno della macchina, la possibilità di fare degli scatti tripli della stessa foto, dove in una saranno impostate le regolazioni automatiche, in un'altra avremo dei colori più caldi e nell'ultima dei colori più freddi!



Come sempre...saremo noi a scegliere quella che più ci piace!

lunedì 4 marzo 2013

Elaborazione della foto Digitale

ELABORAZIONE FOTO DIGITALE

Dopo aver scattato le nostre foto, spesso non desideriamo altro che tornare a casa per visionare il lavoro svolto. Ci accomodiamo davanti al nostro Pc e cominciamo a sfogliare tutti gli scatti e, se di alcuni siamo veramente fieri, di altri purtroppo, rimaniamo un pò delusi...Il bello della Fotografia Digitale è proprio questo, prima di tutto abbiamo la possibilità di vedere subito le nostre foto e secondo possiamo anche correggerle o modificarle a nostro piacimento, dando un tocco di magia in più ad una foto che magari era "fredda" o "piatta". Diciamo che quando siamo al Pc che sfogliamo i nostri scatti o quando magari apriamo un programma di fotoritocco, è come quando con l'analogico si andava dal fotografo per sviluppare le foto! Se con l'analogico c'era lo sviluppo nella camera oscura, col digitale abbiamo oggi, uno sviluppo in camera chiara, dove il tavolo di lavoro è composto dal nostro Pc e da un programma qualsiasi di fotoritocco. 
Sicuramente c'è una comodità non indifferente, se oggi tutti possediamo un computer, al contrario prima non tutti avevano in casa una camera oscura e ci si vedeva costretti ad andare in un laboratorio fotografico. 
Quando intendiamo modificare le foto, solitamente utilizziamo due termini che indicano tale operazione: elaborazione o fotoritocco.
Non tutti i fotografi però, sono d'accordo all'utilizzo di questi programmi, preferiscono infatti lasciare ogni scatto così com'è, per lasciare inalterato il prodotto della fotocamera. 
Quello che penso io però, è che se una foto non è riuscita come volevamo, ma è uno scatto recuperabile, perchè non utilizzare l'"aiutino"? Aiutino che poi, bisogna sapere utilizzare per bene, per evitare di rovinare del tutto la foto. 
Ovviamente il fotoritocco non va utilizzato esclusivamente per le foto che non sono riuscite bene, ma anche per quelle foto a cui vogliamo dare un tocco in più, un semplice B/N ad esempio, che magari non avevamo pensato al momento dello scatto. 
Diciamo comunque, che il fotoritocco è sempre esistito...anche se in piccolo già con l'analogico. Infatti, in camera oscura si poteva procedere a piccole modifiche, cambiando ad esempio la carta o la pellicola per avere contrasti maggiori o apportando modifiche in fase di stampa per avere più o meno tonalità di nero. Certamente modifiche molto limitate soprattutto se messe a paragone con quelle che riesce ad offrirci un programma di elaborazione anche base.
La fotografia, rappresenta una libera interpretazione della realtà da parte di chi la scatta, ed i programmi che oggi possiamo utilizzare, ci danno la possibilità di aumentare questa libertà. Possiamo cambiare la saturazione, i colori, il contrasto, possiamo cancellare un particolare che non ci piace facendolo sparire del tutto. Insomma, possiamo anche allontanarci volutamente dalla rappresentazione fedele della realtà. 
Per concludere, penso che con il processo di post produzione, possiamo riuscire ancor di più, dove non eravamo riusciti, ad esaltare le nostre emozioni e sensazioni. 








sabato 2 marzo 2013

I soggetti nel Ritratto


I Soggetti nel Ritratto

Come da titolo in questo nuovo Post parlerò di Ritratti.
L'essere fotogenici non è una cosa naturale, ed è un qualcosa che non si può acquisire col tempo o con l'esperienza...lo sei o non lo sei e va aggiunto e sottolineato che non ha nulla a che vedere con la bellezza!
Vi sono persone esteticamente piacevoli ma che nello scatto appaiono senza espressione e fredde, altre che al contrario appaiono meno piacevoli a vedersi  e nello scatto rendono magnificamente. Possiamo dire che un viso risulta fotogenico quando immortalato in uno scatto fotografico tende a restituire la stessa emotività che rappresenta la sua figura dal vivo.



Fondamentalmente, i visi più fotogenici, sono quelli in grado di trasmettere le loro sensazioni con lo sguardo e non con la mimica facciale.
Spesso, basterà guardare i primi scatti per accorgersi delle potenzialità della persona ritratta ed eventualmente prendere i dovuti rimedi nel caso che gli scatti risultino “freddi”.
Può rivelarsi una carta vincente entrare in empatia col soggetto ritratto, infatti può aiutarci a far crollare quel muro di imbarazzo che c'è fotografando un soggetto non professionista. Il nostro primo obiettivo nella fotografia dei ritratti sarà quello di mettere a proprio agio i nostri "modelli", scoprirete che se riusciamo in questo, trasformeremo  un'immagine tipo “fototessera” in un immagine dove l'animo del soggetto traspare in tutta la sua pienezza.
Solitamente il soggetto fotografato si divide in due categorie: c'è quello sicuro di se e quello insicuro, convinto di non venire mai bene nelle foto.
"Il sicuro di se" spesso è convinto della sua immagine e continuando a mostrarci pose di vario tipo ma viste e riviste, non farà altro che farsi fotografare dietro ad una maschera invece di essere se stesso.
Anche in questo caso,  un buon dialogo ed il sentirsi a proprio agio li aiuterà a togliersi la maschera e far trasparire ciò che sono realmente.
"L'insicuro" invece, è spesso un falso modesto, che solitamente si vede molto meglio di come si vede in foto ed il suo orgoglio lo blocca reputando che l'immagine scattata sia inferiore all'immagine che ha di se stesso. In questo caso sarà molto utile mostrare il lavoro eseguito man mano che scattiamo, in modo da rendere sempre più naturale il loro atteggiamento e renderli più disponibili alle nostre indicazioni
Molto importante, specialmente con le donne, è evitare di toccare il soggetto per fargli assumere delle pose, è infatti preferibile spiegargli le pose che vogliamo essa assuma per renderla partecipe del risultato finale, evitando inoltre il conseguente “congelamento” causato dal nostro contatto fisico.

Ritrarre invece i bambini risulta sicuramente più complicato, mentre l'obiettivo intimidisce gli adulti al contrario i bambini vengono incuriositi, con il conseguente risultato...mancanza di spontaneità. L'ideale per fare ottime foto è coglierli al volo, cerchiamo soluzioni che lascino il minor margine d'errore   (durata della posa e diaframma).
Può servire, specie se per il bambino siamo degli estranei, prendere confidenza e familiarizzare con lui, cioè creare sul nostro set un ambiente famigliare.
Più riusciamo a far si che il tutto per il bambino diventi un gioco più il nostro risultato sarà eccellente.



Gli obiettivi da ritratto
Un'errore comune è quello di scattare la foto per il ritratto con focali corte, perché convinti che potendo scattare da breve distanza avremo un risultato migliore...FALSO!
Un'altro obiettivo da scartare, tranne se non dobbiamo riprendere il soggetto per intero, è il grandangolare, dovendoci avvicinare molto al soggetto da ritrarre otterremmo una deformazione dei lineamenti del viso cosa sicuramente non gradita né da noi, né dal soggetto.
L'obiettivo giusto quindi, risulta essere il mediotele, che ci darà le proporzioni corrette del viso e grazie anche alla ridotta profondità di campo ci consentirà di creare uno sfocamento, isolandolo dallo sfondo.
Nella maggior parte dei casi, è meglio far ricorso a ottiche la cui incisione non sia ai massimi livelli, questo perché non è sicuramente bello e piacevole enfatizzare i difetti della pelle. Proprio per questo, in passato era quasi legge l'utilizzo di ottiche a fuoco morbido o anteporre sull'obiettivo svariati tipi di filtri flou al fine di ammorbidire l'immagine.
L'attuale fotografia digitale, con l'aiuto dei vari software dedicati al ritocco, ha per certi versi, esasperato il concetto di morbidezza e perfezione. Vediamo ormai giornalmente foto di personaggi famosi o modelli che appaiono ai nostri occhi simili a delle bambole di plastica oltre la soglia della perfezione. 




venerdì 1 marzo 2013

Fotografie Notturne

FOTOGRAFIE NOTTURNE


I punti chiave di questo nuovo Post sono:
- Come ovviare ai livelli bassi di luce
- Ottenere l'esposizione corretta
- Quando scattare la foto
- Suggerimenti per i soggetti fotografici

Come abbiamo già visto in altri Post, il sensore digitale della nostra fotocamera, è molto simile all'occhio umano, questo vuol dire che in presenza di scarsa luminosità sarà necessario aumentare la luce sul sensore e questo, ormai lo sappiamo, lo facciamo aumentando l'apertura dell'obiettivo. Andando ad aumentare gli ISO della fotocamera il sensore diventerà più sensibile alla luce e di conseguenza verranno amplificati i segnali luminosi ricevuti dai pixel.
Questa amplificazione però, può portare uno svantaggio, infatti anche i segnali dello sfondo verranno amplificati e oltre un certo livello, potremmo riscontare delle chiazze sull'immagine...il così detto "rumore".
Il modo migliore per tenere ferma la fotocamera quando fotografiamo di notte è certamente il treppiede, in assenza di questo, possiamo approfittare di una qualsiasi superficie piana, dove poggiare la fotocamera, come ad esempio un muretto o il tetto di una macchina (facendo molta attenzione al proprietario del veicolo). 
Un modo "ovvio" per ovviare ai livelli bassi di luce e aggiungere luce...a questo scopo c'è il flash elettronico incorporato nella fotocamera, che però può andar bene per scattare foto a persone, in ambienti interni o esterni, ma è sicuramente scarso per le fotografie notturne generiche, infatti la potenza di questo flash risulta essere molto bassa per illuminare la scena di una piazza o di una strada. In più aggiungerei, che la bellezza delle foto notturne, sta nel poter ricreare quell'atmosfera diciamo...di poca luce e un flash rovinerebbe quel momento! Infatti a questo proposito, suggerisco di disattivare il flash dalla modalità automatica. 
Tempi di esposizione, di una fotografia notturna possono rivelarsi molto complicati. In un'unica scena possiamo riscontare aree scure che si alternano ad aree più luminose, se impostata in automatica, la fotocamera potrebbe non restituire un'immagine corretta, ma un'immagine troppo scura o troppo luminosa. Se l'esposizione non risulta corretta, basterà applicare la compensazione dell'esposizione e provare nuovamente a scattare la foto. 
Su quasi tutte le fotocamere vi è una composizione dell'esposizione compresa tra +2 e -2. Se l'immagine scattata risulterà troppo luminosa, applicheremo una compensazione compresa tra -1 e -2, se al contrario l'immagine apparirà troppo scura applicheremo una compensazione di +1 o +2.
Il miglior momento per fotografare in notturna e quello subito dopo il tramonto. Infatti, anche se il sole è appena sparito all'orizzonte, offre ancora quel pò di luce che potrebbe offrirci, (impostando un'esposizione lunga) uno sfondo blu profondo per il soggetto principale fotografato. 
Ho accennato prima il treppiede per le foto notturne, per fare in modo che il nostro scatto risulti nitido e fermo nonostante i tempi lunghi di esposizione ma spesso può accadere che a muoversi non è la fotocamera ma ciò che ci circonda. Veicoli, persone. 
I veicoli, avendo le luci accese e camminando nella nostra inquadratura, possono offrirci uno scatto molto particolare dato dalla scia di luce formatasi durante l'esposizione, durata diversi secondi.
Le persone invece, che passano nella nostra scena notturna, spesso appaiono come dei fantasmi, questo perchè lo sfondo dietro di loro rimane esposto per una parte dell'esposizione.

Buon divertimento di notte

giovedì 28 febbraio 2013

Programmi di Scatto

PROGRAMMI DI SCATTO

Sulla nostra Reflex possiamo lavorare in diversi modi, completamente in AUTOMATICO, completamente in MANUALE, oppure sfruttando la ghiera , e selezionando una delle lettere A-S-P-M oppure Av-Tv-P-M. Sfruttando appunto la ghiera, possiamo controllare soltanto quei parametri che ci interessano, lasciando poi alla macchina le altre scelte. In alcune situazioni, infatti, l'uso di una di queste modalità, ci permette di essere più rapidi negli scatti, come ad esempio quando ci si trova a dover fare fotografie di diversa tipologia nello stesso momento.
Vediamo adesso il significato delle quattro lettere:







A Av: priorità di diaframma in questa modalità, la macchina ci lascia scegliere il diaframma, cioè, noi  scegliamo la luminosità e quindi la profondità di campo che vogliamo nella foto e la macchina di conseguenza si regola i tempi di scatto e gli ISO.





Potendo controllare l'apertura del diaframma e quindi la profondità di campo, questa modalità risulta essere la scelta più comoda per effettuare scatti di paesaggi o ritratti.

S o Tv: priorità di tempi in questa modalità invece, siamo noi a scegliere i tempi di scatto, lasciando alla macchina la scelta del diaframma. Questa modalità può rivelarsi vincente sul movimento dei soggetti fotografati (tempi brevi per evitare "il mosso" sui soggetti in movimento e tempi più lunghi se al contrario vogliamo evidenziare il movimento "panning")

P: programmata in questa modalità, la macchina decide i tempi e il diaframma  più adeguati per una determinata scena, lasciando a noi la possibilità di sovra o sotto-esporre e di cambiare la coppia tempo/diaframma impostata se vogliamo personalizzare lo scatto.

M: manuale, qua dobbiamo scegliere tutto noi, nulla di complicato ma dovremo per ogni scatto andare a vedere che le scelte siano corrette e che il risultato ci soddisfi. La fotocamera comunque, ci da indicazione di quanto siamo lontani o vicini dal valore che lei ritiene più giusto tramite un indicatore a scala che normalmente presenta un "+" a sinistra, uno "0" al centro e un "-" a destra. La modalità manuale, ci consente di effettuare scatti molto sovra o sotto-esposti, mentre la compensazione dell'esposizione con altri programmi è spesso limitata a +2 e -2. Inoltre, in questa modalità, abbiamo la possibilità di effettuare misurazioni con diverse inquadrature e ricomporre l'immagine senza perdere mai le impostazioni inserite.


Oltre a questi programmi di scatto, nelle Reflex si trovano anche altri programmi di scatto che offrono dei dati già impostati dal produttore in base all'uso specifico che deve svolgere. Possiamo trovare Ritratto; Paesaggio; Notte; Bambino etc. Questi hanno soltanto lo scopo di semplificare lo scatto al fotografo, ma non aggiungono nulla ai quattro programmi di cui abbiamo appena parlato. 

mercoledì 27 febbraio 2013

Scelta dell'Obiettivo


L'OBIETTIVO GIUSTO PER NOI

Una volta acquistata la nostra Reflex...dopo sicuramente aver passato un tempo "forse" indecifrabile nel capire quale marca o quale modello fa al caso nostro, nasce subito un ulteriore dilemma...con quale Obiettivo? Prendo in considerazione le Reflex APS-C, essendo le più diffuse in commercio. Di certo possiamo trovare varie offerte, ma è sempre fondamentale capire se fanno al caso nostro! Spesso, ad esempio, l'obiettivo più comune che troviamo insieme al nostro nuovo acquisto è il classico 18/55, a volte stabilizzato e a volte no. E' un obiettivo leggero e non è ingombrante ma di sicuro è costruito con tanta plastica, ma visto il costo ci può stare, in più, forse, è poco luminoso avendo un'apertura massima di f3,5-f5,6 ma se il prezzo del solo corpo macchina non è lontano dal poter acquistare il "pacchetto" completo....secondo me, ne vale la pena, ed infatti l'ho preso! Altra scelta che si può trovare molto frequente è il 18/105 (Nikon) o il 17/85 (Canon) in entrambi si allarga la possibilità d'impiego, potendo evitare il continuo cambio dell'obiettivo in caso di situazioni di ripresa molto diverse, infatti può essere la scelta giusta per chi si vuole muovere più libero, evitando di portare con se più obiettivi, (che al contrario sarebbe il mio sogno) o magari per evitare l'acquisto di un ulteriore obiettivo a breve scadenza. Anche qui l'apertura massima è f3,5-f5,6! 
Di solito, se vogliamo acquistare la nostra Reflex completa di obiettivo, senza eccedere sui costi, le proposte sono queste due. Ma se al contrario, non abbiamo grossi limiti di buget, possiamo acquistare il corpo macchina singolo  con a parte l'obiettivo più adatto alle nostre esigenze!  

Gli obiettivi fotografici sono il naturale complemento della fotocamera e costituiscono il mezzo attraverso cui le immagini giungono ad impressionare il sensore. Oltre alle lenti, gli obiettivi sono dotati di una serie di meccanismi di controllo come il diaframma e il sistema per la messa a fuoco. 
Ciò che distingue un obiettivo da un altro, è principalmente la sua lunghezza focale. Questo parametro infatti, espresso in millimetri, incide in modo determinante sull'aspetto dell'immagine: al crescere della lunghezza focale aumenta l'ingrandimento, diminuendo di conseguenza l'ampiezza del campo inquadrato.

Classificazione per utilizzo


IL NORMALE 
Il 50mm, detto comunemente "normale", riesce nelle Full Frame, a riprodurre la realtà in maniera molto simile all'occhio umano, questo però sia come ingrandimento che come apparente prospettiva di veduta. Il normale, come angolo di campo medio (circa 46°), rappresenta un punto di riferimento per le altre categorie di obiettivi.
Per quanto riguarda invece la maggior parte delle Reflex in commercio, dotate di un sensore in formato APS-c, che ha introdotto il famoso fattore di ingrandimento (Nikon1,5x o Canon1,6x) l'Obiettivo che restituisce una visione simile a quella dell’occhio umano, non è più il 50mm, ma il 35mm (diciamo che si può considerare normale, su formato APS-c, una qualsiasi focale compresa tra i 30mm e i 35mm). Tuttavia, al giorno d’oggi il 50mm resta un obiettivo molto interessante, non solo per chi ha una reflex digitale Full Frame, per la quale il cinquantino continua a svolgere egregiamente il ruolo di obiettivo normale, ma anche per chi ha una reflex di formato APS-c.

I GRANDANGOLARI 
Gli obiettivi con angolo di campo maggiore, ovvero lunghezza focale minore del normale, ad esempio il 28mm, abbraccia un campo più ampio rispetto ad un'ottica normale, equivalente a circa 75°. Gli obiettivi grandangolari sono utili per fotografare  paesaggi e soggetti molto grandi, posti a breve distanza dal fotografo, consentendo di includere nello stesso scatto uno spazio più ampio. 
Le ottiche di questo tipo,  sono contraddistinte da un'estesa profondità di campo, che come abbiamo già visto è quella zona precedente e successiva al punto su cui è regolata la messa fuoco entro la quale tutti i soggetti risultano nitidi. A parità di altre condizioni l'estensione della profondità di campo aumenta con la chiusura del diaframma e cresce col diminuire della focale. I grandangolari restituiscono una prospettiva accentuata e sono soggetti alle distorsioni a barilotto, dove le linee cadenti ai bordi curvano vistosamente. Questo effetto tipico dei grandangolari permette una esaltazione del soggetto in primo piano, realizzando così interessanti effetti 

I SUPERGRANDANGOLARI 
I cosiddetti supergrandangolari, sono degli obiettivi di lunghezza focale compresa tra 24 e 14mm (angolo di campo da 84° a 110°). Le ottiche di questo tipo  generalmente sono usate quando il campo inquadrato da un'ottica grandangolare non è sufficiente a riprendere tutti gli elementi desiderati. 
Uno degli effetti caratteristici dei grandangolari e dei supergrandangolari,  è quello di modificare  la prospettiva della scena.

I TELEOBIETTIVI 
Gli obiettivi tele, presentano una lunghezza focale superiore a quella delle ottiche normali e consentono quindi, a parità di distanza di ripresa, un maggiore ingrandimento del soggetto. I teleobiettivi più comuni sono quelli da 135, 200, 300mm di focale (rispettivamente da 18°, 12° e 8° di campo) e sono particolarmente indicati per le riprese di elementi distanti. 
Una delle caratteristiche principali del teleobiettivo, è l'apparente riduzione della distanza di soggetti posti su piani diversi (compresi nella stessa inquadratura) inversamente a quello che avviene con i grandangolari. 
In questo caso, gli elementi che si trovano a distanze differenti appaiono molto più vicini tra loro di quanto non siano in realtà e, con i tele più potenti, questo fenomeno è ancora più accentuato: i soggetti infatti, sembrano  come "schiacciati" l'uno contro l'altro e l'unico modo di conferire un minimo di profondità alla scena è quello di selezionare accuratamente il piano di messa a fuoco.

I SUPERTELEOBIETTIVI 
I "supertele", come vengono chiamati in gergo, sono obiettivi molto pesanti e molto costosi, la cui focale va da 400 a 2000mm (da 6° di campo a 1°): grazie al notevole ingrandimento vengono garantiti scatti con dettagli della scena da lunghe distanze.
I supertele sono particolarmente difficili da utilizzare. Col crescere della focale, infatti, aumenta la sensibilità alle vibrazioni del complesso fotocamera obiettivo e quindi il rischio di ottenere foto mosse.
Il fotografo deve quindi lavorare con tempi di otturazione molto veloci o in alternativa, qualora ciò non fosse possibile, impiegare un treppiedi.
L'ingrandimento possibile con le ottiche di lunga focale consente riprese in primo piano da notevole distanza, ad esempio nella caccia fotografica di animali particolarmente timorosi.
Gli obiettivi con questa lunghezza focale sono anche utilizzati nella fotografia paesaggistica, specialmente quando il fotografo intende isolare un dettaglio del panorama dal resto dell'immagine.

Domande dei lettori

Domande dei lettori

Ugo Cava.
E' possibile mettere tutto a fuoco? Per esempio in una stanza di 3 metri mettere a fuoco soggetto in primo piano, oggetto alle sue spalle e magari la finestra in fondo alla stanza? non so se sia una domanda scema, in tal caso chiedo scusa.

Lorenzo Mannino

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Ciao Ugo...non penso esistano domande "stupide", quindi ti dico che al contrario è una domanda "intelligentissima"...ti chiedo però che macchina fotografica usi e che obiettivo hai! I parametri possono cambiare...ti risponderò stasera dopo il lavoro sul Blog facendo magari un Post dedicato a te..gran bell'argomento!
grazie per la risposta! beh, io ho una nikon D5100 con un obiettivo 18-105, cioè non so nemmeno se sia possibile fare una cosa simile sebbene l'abbia vista in alcune foto diciamo..
grazie ancora per l'attenzione e ti auguro un buon lavoro , non chè un buon proseguimento di giornata! :D

Eccomi qua.... per quanto riguarda la tua difficoltà, devi fare riferimento all'argomento riguardante la Profondità di Campo (PdC). Avendo tu, un 18/105, non dovresti aver problemi a scattare la foto con il soggetto in primo piano a fuoco, un'oggetto alle sue spalle a fuoco e forse anche la finestra parecchio nitida. Lasciando l'obiettivo a 18mm, imposta il diaframma a f10-f13 e magari sfruttando un treppiede imposta i tempi di scatto sopra il secondo...in base alla luce della stanza (io ho scattato con luce artificiale ISO 800) aumenta i tempi di scatto o aumenta gli ISO! Ho fatto una prova prima di scriverti ed è riuscita...l'importante in fotografia è non stancarsi mai, ma scattare scattare e ancora scattare, prima o dopo riesce lo scatto voluto e quei parametri te li stampi in testa, ti serviranno in un'altra occasione magari simile, ma saprai già da dove cominciare a cercare i giusti parametri! Fammi sapere come è andata...a presto, spero di esserti stato d'aiuto!


martedì 26 febbraio 2013

Profondità di Campo



PROFONDITA' DI CAMPO


Clicca l'immagine per ingrandirla
In fotografia, la  profondità di campo  è la distanza davanti e dietro al soggetto messo a fuoco che appare nitida. Per ogni impostazione dell'obiettivo, ci sarà un'unica distanza a cui gli oggetti appaiono nitidi, la nitidezza diminuisce gradualmente in avanti (verso il fotografo) e dietro il soggetto messo a fuoco. Nella fotografia qui a fianco (scattata da me a Malcesine, Lago di Garda Vr) si può notare come la foto risulta leggermente sfocata davanti, nitida al centro e sfocata dietro.  Il "campo nitido" è quell'intervallo di distanze davanti e dietro al soggetto in cui la sfocatura è impercettibile o comunque tollerabile, la profondità di campo si dice essere maggiore se questo intervallo è ampio e minore se è ridotto. Per motivi legati all'angolo di incidenza dei raggi luminosi, il campo nitido è sempre più esteso dietro al soggetto a fuoco che davanti, più precisamente, la distanza perfettamente a fuoco si trova grosso modo a un terzo del campo nitido, verso il fotografo. Un punto al di fuori del campo nitido (sfocato) produce sul sensore un circolo di confusione, il cui diametro cresce man mano che ci si allontana dal campo nitido stesso. Ci sono molti fattori che incidono sulla profondità di campo in uno scatto. I più importanti sono la lunghezza focale, la distanza del soggetto e l'impostazione del diaframma della fotocamera. 

Lunghezza Focale
Si usa dire che obiettivi con lunghezza focale maggiore (come i teleobiettivi) hanno una profondità di campo minore e viceversa. In effetti, questa affermazione richiede una precisazione, perché il rapporto fra profondità di campo e focale, consegue più dall'uso tipico che si fa delle focali di diversa lunghezza (focali lunghe per riprendere oggetti distanti, corte per soggetti vicini) che non da proprietà fisiche delle lenti.      Un esempio per chiarire questo concetto apparentemente complicato.   Facciamo finta che stiamo usando una focale a 400 mm per riprendere un uccellino a 10 m di distanza. Con un'apertura di diaframma di f/2,8, la profondità di campo risulta essere di 10 cm. Se cambiamo  obiettivo passando a un 50 mm, la profondità di campo passerebbe a 7,62 m, "confermando" la menzionata affermazione sul rapporto fra profondità di campo e lunghezza focale. Tuttavia, se volessimo ricomporre l'immagine in modo che l'uccellino occupi lo stesso spazio di prima nel fotogramma, dovremmo avvicinarci al soggetto fino a una distanza di 1,25 m. A questo punto, la profondità di campo tornerebbe a essere  esattamente, o quasi, come prima, ovvero 10 cm.

Distanza dal Soggetto.
A parità di tutto il resto, la messa a fuoco di un soggetto lontano risulta in una maggiore profondità di campo rispetto a quella di un soggetto vicino. In particolare, per ogni impostazione della fotocamera esiste una distanza iperfocale e la profondità di campo è tanto maggiore quanto più il soggetto, allontanandosi, si avvicina a tale distanza. Quando il punto a fuoco coincide con l'iperfocale, si raggiunge la massima profondità di campo possibile, che si estende in lontananza fino all'infinito e, verso il fotografo, fino a metà dell'iperfocale. Se il punto di fuoco oltrepassa l'iperfocale, la profondità di campo diminuisce, poiché, pur continuando essa a estendersi in lontananza all'infinito, la distanza del più vicino oggetto a fuoco dalla macchina aumenta.

Otturatore e tempi di posa

OTTURATORE E TEMPI DI POSA


Il tempo di posa o tempo di esposizione è in fotografia, il tempo durante il quale l'otturatore della macchina fotografica rimane aperto per permettere alla luce di raggiungere il sensore. In combinazione col diaframma, il tempo di esposizione regola la giusta quantità di luce per ottenere una fotografia ben esposta.
Facendo un classico esempio con l'occhio umano, mentre la pupilla rappresenta il diaframma, la palpebra dà un'idea dell'otturatore.
Il tempo di esposizione si misura in secondi. I numeri che appaiono sul selettore dei tempi di una reflex, rappresentano frazioni di secondo.
A parità di esposizione, un tempo rapido richiede un diaframma più aperto mentre un tempo lento si abbinerà ad un diaframma più chiuso. Ai fini di una corretta esposizione (di questo ci informa l'esposimetro) dobbiamo scegliere una coppia tempo/diaframma pari a 1/125-f8 equivale esattamente alla scelta della coppia 1/250-f5.6 oppure 1/500-f4 o, ancora alla coppia 1/60-f11, in pratica, se il tempo si dimezza, il diaframma raddoppia e viceversa.
In ogni caso, la quantità di luce che andrà ad impressionare il sensore sarà sempre la stessa e la scelta di una "coppia" tempo/diaframma, dipenderà esclusivamente da noi o dalla fotografia che abbiamo in mente.


1. Obiettivo
2. Diaframma
3. Gruppo Ottico
4. Specchio
5. Penta Specchio o Penta Prisma
6. Autofocus
7. Sensore
8. Otturatore


Entrando dall'Obiettivo e dopo essere passata dal Diaframma, la luce raggiunge il Gruppo Ottico fino ad arrivare allo Specchio. Lo specchio è un dispositivo meccanico che si alza quando si preme completamente il pulsante di scatto e permette anche di avere una maggior protezione del sensore che non viene esposto direttamente finché non si scatta. La luce riflessa dallo specchio finisce nel Penta-specchio o Penta-prisma che permette la visione dell’immagine direttamente nel mirino ottico. Dopodiché, premendo completamente il pulsante di scatto, lo specchio si alza e l’Otturatore si apre per il tempo impostato nelle modalità di scatto, lasciando che la luce colpisca direttamente il Sensore che andrà a salvare l’immagine nella memory-card. Il tempo di esposizione si misura in secondi. I numeri che appaiono sul selettore dei tempi di una reflex, rappresentano frazioni del secondo; così 15 sta per 1/15 di secondo o 30 sta per 1/30 di secondo.


Lo standard adottato per i tempi di esposizione è il seguente:
1/8000 s
1/4000 s
1/2000 s
1/1000 s
1/500 s
1/250 s
1/125 s
1/60 s
1/30 s
1/15 s
1/8 s
1/4 s
1/2 s
1 s
B (bulb) — l'otturatore rimane aperto finché il fotografo tiene premuto il pulsante di scatto.
T — l'otturatore rimane aperto fintantoché l'operatore non ri-preme il pulsante di scatto.
La scala dei tempi è tale che il valore successivo è il doppio del precedente.
Cambiare il tempo di esposizione significa influire sul modo in cui il movimento del soggetto viene impressionato sul sensore. Questo è di grande rilevanza quando si vuole fotografare il movimento dell'acqua che scorre, una automobile in corsa o i movimenti di un bambino. Usare tempi rapidissimi come 1/8000s, può servire a congelare le pale in rotazione di un elicottero o rendere nitido un qualsiasi gesto rapidissimo come fosse un fermo immagine. Ma non sempre l'immagine nitida rappresenta una foto vincente, infatti in alcune circostanze, l'uso dei tempi lenti può esaltare il movimento del soggetto e rendere la nostra foto più realistica e viva!
Per scongiurare il pericolo di "mosso", bisogna usare tempi rapidi. Anche il movimento dello specchio delle reflex può influenzare il mosso. Quando la scelta del tempo lento è inevitabile a causa della scarsezza di luce, si può usare il cavalletto o il flash. Un sistema abbastanza semplice da memorizzare per ovviare a questo problema è quello che considera la lunghezza focale dell'obiettivo montato sulla macchina. Con una camera 35 mm e un obiettivo di 50 mm (il cosiddetto "normale"), il tempo da scegliere per evitare il mosso è quello più vicino alla focale dell'obiettivo (quindi 1/60 in questo caso); usando invece un teleobiettivo da 400 mm si dovrà per forza di cose scegliere il 1/500; con un grandangolare 24 mm si potrà usare il 1/30 con relativa sicurezza.

Diaframma


DIAFRAMMA



In fotografia ed in ottica, un diaframma è un'apertura solitamente circolare o poligonale, incorporata nel barilotto dell'obiettivo, che ha il compito di controllare la quantità di luce che raggiunge il sensore  nel tempo in cui l'otturatore resta aperto (tempo di esposizione di cui parleremo in seguito).
Il centro del diaframma coincide con l'asse ottico della lente.

Insieme al tempo di esposizione, l'apertura del diaframma determina la quantità di luce che viene fatta transitare attraverso l'obiettivo, che va quindi a impressionare i sensori. La maggior parte delle macchine fotografiche dispone di un diaframma di ampiezza regolabile, contenuto nell'obiettivo, la regolazione del diaframma si chiama apertura. A piena apertura il diaframma lascia passare, in un dato tempo, quanta più luce possibile verso il supporto sensibile, chiudendo il diaframma si riduce tale quantità di luce.
Nelle macchine fotografiche, il diaframma può essere regolato su diverse aperture, distribuite regolarmente su una scala di intervalli detti numeri "f".

Comprende i seguenti valori:f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/45 f/64

L'intervallo tra i diversi valori del diaframma viene comunemente indicato in gergo stop.
I numeri f sono calcolati e ordinati in modo tale che diaframmando (cioè chiudendo il diaframma di un'intera divisione o di 1 stop) si dimezza la quantità di luce che entra a impressionare  il sensore; chiudendolo di 2 stop si diminuisce la luce a 1/4, chiudendolo di 3 divisioni a 1/8 e così via.
I numeri f esprimono il rapporto focale, cioè il rapporto tra la lunghezza focale dell'obiettivo e il diametro dell'apertura del diaframma. Pertanto da valori più bassi di f corrispondono aperture di diaframma più ampie. Diaframmi di piccole dimensioni richiedono però tempi di esposizione più lunghi e conseguentemente implicano un maggior rischio di mosso se il soggetto o la macchina fotografica si spostano durante l'esposizione.
Diaframmi più chiusi hanno anche l'effetto di ridurre gli effetti di aberrazione ottica.  Le aberrazioni possono dare (di solito più sulla periferia dell'immagine che al suo centro) scarsa nitidezza, deformazioni dell'immagine, differenze tra le immagini corrispondenti ai diversi colori, non uniformità della luminosità.
Diaframmi molto chiusi provocano un peggioramento dell'immagine, dovuto alla diffrazione dei raggi luminosi per opera dei bordi del diaframma.

Risoluzione dell'immagine


RISOLUZIONE DELL'IMMAGINE

Un'altra modifica che possiamo apportare sulla fotocamera è relativa alla dimensione immagine o risoluzione. Un’immagine digitale è formata da pixel, quadrati piccolissimi dove ciascuno "porta" con se una parte delle informazioni relative all’immagine acquisita.

A seconda del tipo di macchina fotografica digitale che adoperiamo, potremo scegliere la quantità del numero dei pixel con i quali vogliamo "costruire" la  dimensione della nostra immagine, in relazione alle possibilità offerte dal sensore.

Maggiore sarà il loro numero (pixel), e maggiore sarà la quantità di informazioni che potremo sfruttare per la sua stampa.

Normalmente sulle fotocamere sono presenti tre possibili scelte: SMALL, MEDIUM, LARGE. Per capire meglio come possono variare il numero dei pixel e quindi la qualità dell'immagine, vi scrivo quelli della D3100.

SMALL    2304x1536    3,5 M

MEDIUM  3456x2304    8,0 M

LARGE    4608x3072   14,2 M


Il numero di pixel di cui è composta l’immagine vincolerà le dimensioni di stampa dal momento che, a seconda del suo formato, andremo ad ingrandire sulla carta questi pixel di cui è composta. Poiché il numero dei pixel costituisce anche il "dettaglio" dell’immagine, si comprende il motivo per cui sia più conveniente impostare la macchina fotografica alla massima risoluzione disponibile per quel tipo di sensore.

Qualità dell'immagine


QUALITA' DELL'IMMAGINE

Su tutte le fotocamere digitali, le foto scattate vengono compresse prima di essere salvate nelle scheda di memoria, operazione più o meno veloce in base al modello della macchina e alla scheda SD utilizzata, (normalmente nelle schede SD vengono specificati i MB per secondo che ci vogliono per memorizzare il file) questa compressione avviene per poter sfruttare al massimo lo spazio a noi disponibile. I formati più comuni sono : (JPEG)Basic, (JPEG)Normal, (JPEG)Fine e RAW. 



(JPEG) Basic: come fa intuire la parola stessa è il formato più povero, quello che occuperà meno spazio sulla nostra scheda di memoria e che quindi ci garantirà minor dettagli sull'immagine.



(JPEG) Normal: è il formato che solitamente si trova pre-impostato all'avvio per la prima volta della nostra fotocamera, dettaglio medio buono dell'immagine in rapporto anche alla compressione.



(JPEG) Fine: ottimo risultato per quanto riguarda la qualità dell'immagine più spazio occupato nella scheda di memoria. 



RAW: innanzi tutto è un file non supportato dal pc come lo è Jpeg, quindi bisogna scaricare un programma adatto per convertire la foto, occupa tanto spazio nella scheda di memoria ma garantisce tutti i dettagli di scatto! Una foto scattata in qualità RAW occupa 5 volte lo spazio di una corrispondente immagine Jpeg in qualità FINE. 



Aggiungo che in alcuni modelli, come ad esempio la mia Nikon D3100, c'è la possibilità di un'ulteriore formato RAW + Jpeg, sostanzialmente vengono memorizzate due foto di un singolo scatto, una in RAW ed una in Jpeg FINE, che possiamo così, consultare velocemente!